Era ottobre del 2023 e nella Mecca del gioco da tavolo, il luogo sacro ove orde di pellegrini con zaini da riempire e portafogli da svuotare si devono recare almeno una volta nella vita per obbligo del credo ludico (sì, certo, sto parlando di Spiel Essen), mi capitò di imbattermi allo stand della Cranio Creations. Vabbè, tanto la Cranio la conosciamo bene qui in Italia, non c’era bisogno di espatriare nelle lande teutoniche per vedere tavoli imbanditi di Eurogame.
Sbagliato invece, sbagliatissimo. Perché in lontananza scorgo la figura canuta di Danilo Sabia, il nostro Gandalf del gioco da tavolo, intento a gesticolare manco fosse un mimo a fianco di grossi vichinghi seduti in adorazione. Pareva quasi l’inizio di una battaglia per la Terra di Mezzo, ma poi vedo dei piccoli e pucciosi meeple su un coloratissimo tabellone. Poi vedo del formaggio di cartone, una ruota che gira e plance a forma di tana. Mi avvicino e mi godo lo spettacolo.
Quando un italiano parla inglese, se sei italiano e l’inglese non lo sai, riesci comunque a capire tutto dai suoi gesti, le parole sono solo rumore di fondo, quel che conta sono mani, braccia e corpo.
E da quelle mani esperte scopro che dei topolini sono scappati da un laboratorio, non prima però che i ricercatori li avessero fatti diventare dei geni indiscussi (e già qui, per me che sono cresciuto con i cartoni del Mignolo col Prof, era nato un amore) e ora si cimentano a conquistare, se non il mondo, almeno un posto comodo e dignitoso sottoterra, tra comodità tecnologiche e derrate alimentari rubate dalla casa di campagna di non ben identificati esseri umani.
Ratti di Wistar ha delle premesse estremamente allettanti e anche le illustrazioni portano a pensare a un gioco di quelli leggeri, à la Flamecraft, il classico titolo che presenti ai neofiti per fargli amare il gioco da tavolo. Ma quando leggi Sabia e Luciani sul coperchio, nulla è come sembra.
Sì, perché questo topolineggiante german racchiude in sé tutte quelle meccaniche per cui questi autori si sono fatti amare da chi vince, e odiare da chi perde: una ruota delle azioni che diventa la classica coperta troppo corta, un ordine di turno che va gestito nel migliore di modi, un tabellone con la parte esplorativa del “chi prima arriva, meglio alloggia, gli altri vabbè, dormiranno per terra al freddo”, enormi mazzi di carte per creare delle combo devastanti, o almeno provarci. Un tripudio di pianificazione strategica che non lascia spazio agli errori. Croce e delizia di ogni Eurogamer scafato insomma, a cui consiglio vivamente questo gioco.
E a cui consiglio, anche, l’organizer di The Dicetroyers per Ratti di Wistar. Per abbattere i tempi di setup e non innervosirsi prima ancora dell’azione iniziale, servono tray per ogni giocatore, portarisorse con slot dedicati, portacarte e quant’altro, per rendere ancora più unica questa esperienza ludica.
Perché per diventare il miglior topolino, sia esso inventore, esploratore o designer di interni, serve la miglior organizzazione possibile. Shut up, and take that cheese!
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