Siamo sempre stati giocatori: siamo partiti con Dungeon and Dragons e Magic, per poi convertirci sempre più a German e American. Il tavolo è sempre stato il nostro campo di battaglia. Abbiamo intavolato dadi, carte, meeple o miniature, ma la sostanza non è mai cambiata: competizione, collaborazione e, più in generale, condivisione, sono sempre state le scintille che ci hanno portato a dove siamo oggi. Sempre intorno a un tavolo, ma forse con un po’ più di esperienza.

Correva l’anno 2018 e ancora non sapevamo tante cose: di pandemie, intelligenze artificiali, guerre alle porte dell’Europa… Ma neanche di Root, Gloomhaven, Ark Nova o Cascadia.

Sapevamo però bene una cosa: per giocare come si deve, bisogna prepararsi al meglio.

Siamo partiti con un problema, per noi bello grosso: il caos nel gioco da tavolo. Quel disordine che confonde, che fa perdere tempo e che, in generale, non ci permette di vivere al 100% la nostra passione.

Ci siamo armati di programmi di progettazione, taglierini, colla e tanta, tantissima buona volontà. Ancora ricordo fogli A3 di poliplat stampati con le linee di taglio, i nostri polsi doloranti che le solcavano, per arrivare a piccoli pezzettini da assemblare con l’onnipresente colla vinilica. E ricordo anche l’immensa gioia nel vedere come la materia si trasformava nel nostro primissimo prototipo di organizer.

Le idee erano tantissime, l’entusiasmo alle stelle, ma abbiamo deciso di partire con un gioco piccolo per non cedere alla frustrazione e a troppi errori di progetto. E Patchwork era proprio quello che faceva al caso nostro. 2 giocatori e abbastanza componenti, spazio sul tavolo e tempo di setup per far sorgere la necessità di un purificatore di caos. Una volta montato l’ultimo pezzo e inserito tutto nella scatola del gioco, nella nostra mente si è materializzata una ola da finale di Champions League e, da quel momento in poi, l’idea è diventata realtà e la realtà, storia.

Per progettare le 3 scatoline che compongono il nostro primo progetto ci è voluta un’eternità: partivamo dallo zero assoluto nella creazione di prodotti così particolari e avevamo veramente pochissimi esempi. Ed è forse questo che ci ha portato, a oggi, a contare più di 150 prodotti nel nostro catalogo di The Dicetroyers: ci siamo sentiti come quei colonizzatori che, con una carovana, partivano da New York in terre vergini ed inesplorate, pronti a tutto per creare qualcosa di unico.

E proprio come i Settlers del nuovo mondo, a ogni nuova sfida abbiamo risposto con nuove idee, a ogni problema sorgevano soluzioni. Da Patchwork è nato Caverna, da Caverna Terra Mystica e Puerto Rico, poi Marco Polo e Tzolk’in e poi Mage Knight. Da lì in poi non ci siamo più fermati. E non ci fermeremo, questo è certo.

E dobbiamo a voi che credete in questo progetto l’evoluzione dalla piccola dimora di Patchwork all’immenso castello di Bloodborne, dall’accogliente casuccia di Creature Comforts alla nostra personale astronave di Nemesis, dalle pagode di Tang Garden al laboratorio di Woodcraft.

Da una piccola casa sperduta chissà dove è nata una città, tutta di legno, tutta a scomparti, tutta ben organizzata. Lì dentro ci siamo noi e ci siete voi, e tutti insieme la facciamo prosperare. Sorgeranno altri capanni e altri grattacieli tra le strade della passione, statene pur certi.

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