Ci sono giochi che colpiscono il mercato ludico come fulmini a ciel sereno, autori sconosciuti che si ritrovano improvvisamente sotto le luci della ribalta, ottenendo un successo incredibile in pochissimo tempo.

Fu l’esempio, qualche anno fa, di Gloomhaven, di uno sconosciutissimo Isaac Childres, inizialmente screditato come “uno dei tanti dungeon crawler”. Poi è successo… qualcosa. E te lo ritrovi ancora oggi in prima posizione nella top 100 di BoardGameGeek, sommerso di recensioni adulanti dopo aver venduto infinite copie in tutto il mondo. E ora chi ha da ridire su questo titolo è visto come chi dice che la Gioconda è brutta.

Il mondo dei giochi da tavolo vive sempre più di hype, il gioco del momento incendia le anime di noi appassionati, che veniamo continuamente inondati da adulanti commenti su questo, o quel gioco. Una fibrillazione continua che, diciamolo pure, ci piace un sacco, ma che, a volte, ci porta a prendere delle cantonate incredibili. D’altronde, è il mercato, baby.

Che dire, quindi del titolo più gossippato del 2022, ovvero Ark Nova? La nuova pietra filosofale dei giochi da tavolo? Titolo sì, carino, ma fin troppo sulla bocca di tutti? Cantonata incredibile? O magari, semplicemente, non ne possiamo più di sentirne parlare?

Se non ne avete mai sentito parlare, si tratta di un gioco di ottimizzazione, basato su corposi mazzi di carte, in cui manager di uno zoo sono chiamati a gestire il migliore bestiario del mondo. Avvincente saga in stile Arca di Noè, o mero “faccio azione, passo a te, fai azione, passi a me, ci vediamo alla conta finale”?

Dopo qualche partita possiamo dire senza ombra di dubbio che Ark Nova è un ottimo titolo, che sa coniugare meccaniche diverse, tutte già viste, in una maionese che è lungi dall’essere impazzita. Da qui a dire che sia il titolo dell’anno, o qualcosa di davvero rivoluzionario, però, ce ne passa. Piacevole, assolutamente ricco e rigiocabile, un gioco che vale il suo prezzo anche solo per il fatto che, di partita in partita, la variabilità è assicurata. Lo sconosciutissimo Mathias Wigge, insomma, potrebbe diventare il nuovo Isaac Childres, se riuscirà a tenere calde le braci del pubblico e dei recensori. Buona fortuna! 

Buona fortuna anche ad intavolare questo gioco. I due tray di plastica all’interno della scatola fanno a malapena il loro sporco lavoro, ma l’organizzazione lascia comunque molto a desiderare, e i tempi morti sono in agguato, pronti ad azzannare i malcapitati sfidanti.

Noi di The Dicetroyers non potevamo accettare questa mancanza di cura organizzativa per Ark Nova, potenziale nuova pietra miliare. Se deve essere bello da giocare, deve prima essere bello da intavolare. Il compito più arduo è stato domare l’infinità di token e segnalini di questo gioco, separando in slot e scatoline ogni tipologia. Essendo questo un gioco che occupa parecchio spazio, avere, al posto di quegli enormi tray in plastica, tanti piccoli contenitori da piazzare qui e là ci ha salvato la vita dall’incubo del tavolo strapieno.

Una piccola grande carezza a tutti gli aspiranti Noè, per preparare al meglio la loro Arca, prima che inizi a piovere.

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