C’è da dire una cosa che per alcuni potrebbe parer ovvia, ma per altri no: quello dei giochi da tavolo è un mercato e, quando il mercato viene sconvolto, cambiano anche i giochi da tavolo.
Cercherò di ribaltare, per questo articolo, il punto di vista, e partirò da delle basi più da The Economist (for dummies like me…) che da Board Game Geek.
Gli ultimi 20 anni hanno visto l’ascesa dell’Asia e, in particolare, della Cina, nello scenario del mercato globale. Con calma e spregiudicatezza, in maniera un po’ armoniosa e forse troppo spesso forzata, il Dragone ha inglobato praticamente tutte le catene di produzione e di valore all’interno dei suoi confini, arrivando oggi a diventare la ormai indiscussa “fabbrica del mondo”. In molti hanno associato questa trasformazione radicale dell’economia mondiale al concetto di globalizzazione: se dal punto di vista del commercio questa parola è quanto mai azzeccata, da quello della produzione invece pare più l’esatto opposto, la Cina è ormai l’hub globale da cui parte ogni cosa, centro nevralgico da cui ogni bene fisico viene destinato al resto del pianeta terra.
L’economia pre pandemia ha visto svilupparsi enormemente questo sistema a doppia faccia (commercio globale VS produzione centralizzata) e, fino al 2020, sembrava che questa fosse oramai l’unica via.
Qualcosa però ha cominciato a scricchiolare quando sono apparsi, a macchia di leopardo, i primi lockdown, e ben presto ci siamo resi conto che questo neocolonialismo economico aveva i suoi problemi. Carenza di materie prime, spedizioni a singhiozzo, prezzi alle stelle: come quando in un gioco da tavolo si arriva a una situazione di “runaway leader”, così nel mondo reale ci siamo accorti che questo regolamento faceva acqua da tutte le parti. Peccato solo accorgersene quando la partita era già nel vivo e non si poteva ripartire dal via.
Quello dei giochi da tavolo è stato un mercato pesantemente colpito da questa centralizzazione: nell’ultimo decennio in particolare, sempre più publisher si sono rivolti al Dragone per i giochi da loro ideati e si è creato un legame solidissimo tra editori, quasi mai cinesi e produttori, quasi sempre. Le campagne di crowdfunding sono state il passo finale di questa trasformazione: l’incasso prima della produzione ha permesso praticamente a chiunque di beneficiare delle agevolazioni che poteva portare la Cina, quasi sempre associate a enormi economie di scala basate su quantità minime d’ordine e a spedizioni a bassissimo prezzo, giustificate da rotte privilegiate quali Shanghai-Rotterdam (le autostrade marittime, su cui viaggia più del 90% dei beni fisici a livello attuale). Colossi del panorama ludico sono nati basandosi sul trinomio incasso anticipato, produzione a basso costo, spedizioni su rotte privilegiate. Con buona pace dei pazienti backer, più che disposti ad aspettare mesi o anni per la consegna in cambio di sconti e stretch goal esclusivi.
Il vento, però, è cambiato ben prima che si potessero ammainare le vele. I costi di produzione in Cina sono aumentati esponenzialmente e le spedizioni sono diventate sempre più rare e sempre più care. Questo ha portato allo stato attuale a un calo sostanziale del business legato al crowdfunding, mentre gli editori kickstarter-based stanno subendo aumenti di costi incredibili e ritardi nelle consegne giustificati dalla situazione delle spedizioni ma, soprattutto, dall’attesa di tempi migliori per non andare in perdita sul progetto. Nel frattempo, chi ha sostenuto questi progetti ha sempre meno pazienza e sempre più paura che il suo prodotto non venga consegnato, oppure subisca richieste di ulteriore funding per coprire le perdite degli editori. Una situazione oggettivamente insostenibile.
Che fare, quindi?
In tanti si stanno ponendo la domanda, e la risposta non è affatto scontata. Tra chi spera che queste condizioni eccezionali di mercato si riportino in breve tempo alla normalità e chi sta già muovendosi per riportare parte della produzione in Europa, o negli USA, qualunque scelta si faccia è una scommessa, allo stato attuale. Noi di The Dicetroyers abbiamo scelto una produzione tutta italiana, a pochi km da casa, per monitorare costantemente i nostri prodotti e poi… perché è meraviglioso seguire passo passo la loro creazione!
Il vento sta cambiando e, come diceva uno che se ne intendeva di evoluzione, chi meglio si saprà adattare, meglio sopravviverà. Chi uscirà dalla tempesta sarà sicuramente più forte, e questo non potrà che giovare a questo meraviglioso mercato, che vedrà giochi sempre più belli e appassionanti!
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