Correva l’anno 1991 e un personaggio destinato a diventare iconico, Sid Meier, crea uno dei videogame destinati a entrare nella storia del panorama videoludico nei decenni a venire. Stiamo parlando, naturalmente, di Civilization.
Possiamo tranquillamente parlare di questo titolo come del precursore del genere “4x”: explore, extend, exploit, exterminate. Alla guida di una civiltà preistorica, partendo da qualche pelle di pecora e un manipolo di primitivi esploratori e colonizzatori, la missione è quella di arrivare su Alpha Centauri, fondare le Nazioni Unite, schiacciare tutti gli avversari con maestosi eserciti o esercitare un predominio culturale alla “grande fratello”. In ogni caso, dalle stalle, alle stelle.
Chi ha giocato almeno una volta a questo videogame avrà apprezzato la cura maniacale con cui il buon Sid ha progettato il suo concetto di “civilizzazione”: tralasciando la finezza del motore di gioco, praticamente assoluta (e infatti riproposta fino ai giorni nostri, fino al sesto capitolo addirittura), nessun dettaglio è lasciato al caso: dai leader e le loro caratteristiche, alla sensazione iniziale di avere un mondo sterminato davanti a sé che, col passare del tempo, diventa sempre più stretto, al trionfo della tecnologia man mano che progrediamo nel suo peculiare albero… anche solo aspettare l’iconica citazione ad ogni scoperta è un trionfo.
Questo videogame sembra, in effetti, essere stato preso da un gioco da tavolo. Le dinamiche a turni, la maggioranza sul territorio, l’albero delle tecnologie, il “setup variabile” dato dai leader… Tutto questo potrebbe essere parte di un gioco da tavolo. E infatti, da questo capolavoro da pc, è nato un capolavoro da tavolo.
Parliamo di Through The Ages, di Vlaada Chvatil. Da 2 a 4 giocatori si sfidano in una gara a chi crea la civiltà migliore (e con migliore l’autore intende… con più cultura, strana ma azzeccatissima condizione di vittoria). Tra leader, meraviglie, eserciti e città, in un turbinio di cubetti messi e tolti da plance, plancette e carte, questo gioco faraonico, della durata molto, molto indicativa di 3 ore, è, a parere di chi vi scrive, ciò di più magnificamente paragonabile al 4x di Sid Meier. Con paragonabile non intendo certo una copia, ma una rivisitazione che, con meccaniche sostanzialmente diverse, porta il giocatore a entrare in quel viaggio nel tempo che tanto entusiasma tutti i fan di Civilization.
L’eccezionalità di Through The Ages non è data tanto dal motore, o dal flusso (che già di per sé meritano un posto nella hall of fame del gioco da tavolo), ma dal fatto che, nonostante si parli di un “eurogame” che, quasi per definizione, ha un gameplay incentrato su calcolo e astrazione, questo gioco evochi davvero la sensazione di portare avanti la propria civiltà verso l’infinito, e oltre.
Si arriva, alla fine della partita, a disquisire di come il proprio popolo si sia evoluto rispetto ad altri, ad elogiare alcuni leader e disprezzarne altri, cosa più unica che rara in questo tipo di giochi da tavolo. Un’esperienza da 10 e lode, insomma, che quel genio di Vlaada Chvatil ha saputo portare sui nostri tavoli.
Chiaramente il setup di questo gioco è abbastanza impegnativo, e c’è sempre il rischio di veder volare i propri cubetti dopo uno spostamento accidentale.
Il nostro amore per questo gioco ci ha portato a qualche notte insonne per ovviare a tutti quei piccoli problemi di setup e gameplay che ha questo titolo, e abbiamo creato il setupper per Through The Ages definitivo: 4 plance a doppio strato con una chiave di apertura permettono, in un solo gesto, di “apparecchiare” tutti i cubetti del setup iniziale di ogni giocatore. I portacarte sono studiati per alloggiare ogni mazzo era in slot separati, con o senza carte imbustate. I cubetti saranno tutti al sicuro, e facilmente prendibili, in tray dedicati.
Sarà tutto in ordine per iniziare in pompa magna, e finire col botto (non nucleare, speriamo… ma dipende da voi leader!), questo viaggio nella storia dell’uomo. Che l’avventura abbia inizio!
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